dilemma da onnivoro

Che cosa facciamo per pranzo?

Dietro questa semplice e consueta domanda si nasconde un piccolo universo. Già qualche tempo fa avevamo accennato a Michael Pollan con la sua affermazione “mangiare è un atto agricolo, ma anche un gesto ecologico e politico“. Il saggio di Pollan, Il Dilemma dell’Onnivoro, è un’indagine attraverso il complesso modo di nutrirsi degli esseri umani che ci apre alcuni inconsueti spunti di riflessione.

Se mandassimo un detective dentro un supermercato alla ricerca delle origini del cibo nel nostro carrello, che cosa scoprirebbe? …il mistero da svelare non è di poco conto se vogliamo rispondere alla domanda “che cosa è bene mangiare?”. Proviamo a scomporre il quesito in due più semplici: “che cos’è questa cosa che sto mangiando? E da dove diavolo è arrivata?”. Se non molti anni fa era facile rispondervi, oggi sono necessarie specifiche ed approfondite inchieste. Questa ci porta a dare una prima definizione operativa di alimento industriale: “qualunque cibo la provenienza è così complessa o misteriosa da poter esser accertata solo con l’aiuto di un esperto”.

Il percorso investigativo di Pollan inizia con il risalire la filiera del cibo dell’industria per poi ripercorrere a ritroso quello del così detto biologico ed infine, nel terzo filone di ricerca esplora una sorta di catena alimentare “neo-paleolitica” che parte dai boschi e culmina in una cena memorabile. Questo pasto è stato preparato (quasi) esclusivamente con ciò che è stato da lui cacciato, raccolto e fatto crescere. Nel corso di questa avventura Pollan si scontra giocoforza con problemi e dilemmi primordiali dell’uomo onnivoro: implicazioni morali e psicologiche dell’atto di uccidere e macellare un animale, distinguere cosa raccogliere che gratifichi il palato e non sia nocivo (o letale), quale alchimia culinaria trasforma la semplice materia organica in uno dei più alti piaceri della nostra cultura. Il risultato finale è quello che lui definisce il Pasto Perfetto, non per l’eccellenza del prodotto risultate, quanto per il fatto che ha richiesto fatica fisica e mentale, è stato condiviso con coloro che hanno contribuito alla raccolta delle “materie prime” e gli ha dato l’opportunità, così rara al giorno d’oggi, di mangiare con piena coscienza, di aver ben chiara la natura di ciò che stava consumando.

da Michael Pollan – Il Dilemma dell’Onnivoro. Adelphi editore

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