Oltre il biologico

“Se d’agosto pioggia viene, molto poco si trattiene”

Per quanto l’acqua si trattenga poco nel terreno, l’ortolano non può che ringraziare il cielo per queste mezze giornate di pioggia!

Qualche post fa vi  abbiamo accennato all’inchiesta giornalistica “Il Dilemma dell’Onnivoro” di Pollan. Riprendiamo questo lavoro a proposito della discussione sul “biologico” tramite l’intervista ad un esperto sul campo. Dice un contadino: <<Sa quale sarebbe il modo mogliore per certificare se un’azienda è biologica? Mandare senza preavviso un ispettore a esaminare con cura la libreria del proprietario. Perché tutto dipende da come nutriamo i nostri pensieri ed emozioni. Il modo in cui faccio crescere una pianta di pomodori è parte della mia filosofia di vita. E questo lo si può scoprire molto più attraverso ciò che leggo, piuttosto che facendomi compilare un mucchio di scartoffie.>> Prosegue… <<Qui non ci definiamo mai “biologici”. Noi siamo “oltre il biologico”. Perché dobbiamo ridurci a un livello più basso? Se mi mettessi l’etichetta bio, sarei criticato perché compro il mangime per i polli da un vicino che forse fa uso di atrazina. Be’, preferisco spendere i miei soldi per mantenere il mio vicinato produttivo e in salute, piuttosto che andare a prendere a quasi mille chilometri di distanza un prodotto “puro” che in realtà è zuppo di carburante. […] Eppure l’etichetta bio, come ogni altra etichetta in un supermercato, in realtà non è che un sostituto approssimativo dell’osservazione diretta, una concessione al fatto che la stragrande maggioranza dei cittadini di una società industriale non ha tempo o voglia di seguire a ritroso il percorso produttivo del cibo fino alla fonte, oggi rappresentata da una fattoria situata, in media, a duemila chilometri di distanza dalla nostra tavola. Per colmare questo spazio, quindi, ci affidiamo agli istituti di certificazione e ai copywriter, nonché alla nostra immaginazione, che ha un ruolo non piccolo nel farci ricostruire mentalmente l’aspetto dei luoghi dove si producono i nostri pranzi. […] Basta leggere biologico e subito parte il romanzo, anche se gran parte dei dettagli sono forniti dall’immaginazione del consumatore: l’eroe (la sana famiglia contadina) e il cattivo (il business agroalimentare). […] Ormai siamo abbastanza smaliziati per non credere a una rappresentazione così semplicistica, ma in realtà non ne sappiamo molto di più, e i poeti dell’ortofrutta fanno di tutto per tenerci in questa volontaria sospensione dello spirito critico… >>

A proposito di letture, vorremmo proporre una piccola orto-biblioteca. Il primo libro a disposizione per il prestito sarà proprio questo volume di Pollan!

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