estirpare le erbacce

Erbaccia, malerba, erba infestante …selvatica, spontanea, complementare

Scrive Richard Mabey: le piante selvatiche sono creature “che sabotano i progetti degli esseri umani, sottraggono nutrimento alle colture, rovinano le sublimi visioni di architetti del paesaggio, infrangono codici di comportamento, offrono un nascondiglio agli sfaccendati”.

Crescono ovunque nel campo, senza permesso e con molta irriverenza; disturbano la nostra vista nell’alterare la precisione delle linee dell’orto; non danno mai tregua perché più vigorose e persistenti delle piantine che abbiamo curato dalla culla della serra alla maturazione del frutto nel campo.

Le chiamiamo con disprezzo erbacce convinti che della loro inutilità, consapevoli della fatica (a meno che non si diserbi con qualche “prodottino”) che richiede la loro manuale eliminazione, ma allo stesso tempo inconsapevoli della loro funzione e del loro senso d’esistere. Invadono il nostro campo come stranieri inattesi ma, in realtà, a costituire il primo problema è la loro non conoscenza. Sicuro è che non può esserci una veloce e comoda soluzione chimica a risolvere un problema complesso di “spontaneità”!

Prendiamo ad esempio la rombice [rumex crispus], una pianta estremamente fastidiosa che ogni ortolano ben conosce perché ricompare di continuo nel campo. A ben osservare. in realtà la rombice è una sentinella dell’orto perché attirando per prima gli afidi (al posto dei nostri ortaggi) permette l’arrivo dei loro predatori (coccinelle) che così iniziano a colonizzare la zona!

Ad un’osservazione più attenta si scopre che chiamiamo erbacce quelle piante impreviste di cui ancora non conosciamo la loro utilità, la loro collocazione dell’ecosistema. Ma loro, le così dette malerbe, sono sopravvissute ai secoli grazie alla sorprendente adattabilità e forse spuntano ancora oggi nella “nostre terre” per insegnarci qualcosa.

[articolo del Corriere della Sera per approfondire] [un’altra comune “infestante”: il Farinaccio]

 

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